Quando era piccolino, Pipiann' ebbe una gran febbre... era pomeriggio, nella sua camera, il cielo grigio di quella domenica sembrava invadere anche la stanza, portando con sè l'odore acre di un interminabile autunno senza colori.
Dal lungo e stretto corridoio che separava la camera dalla cucina giungeva il rimbombo, lontano, delle voci di casa, gli sembrò perfino di udire delle risate... Tutto giungeva confuso, ma nitida era la sensazione della sospensione del proprio tempo, mentre quello degli altri scorreva fluido e incurante del proprio malessere. Le tempie battevano ad un ritmo alterato, correvano via dal suo corpo, quasi portando la sua vita altrove.
Una sorta di dolorosa insensibilità lo avvolgeva, come un presagio di morte in vita, come una prigione fatta d'oblio, e lui stava lì, perso in un metro quadrato di letto, cercando con affannoso respiro di rimettere in moto la sua esistenza dimenticata...
Piupiann' ha di nuovo la febbre, un gran febbrone, di quelli che ti buttano in fondo ad un lungo corridoio senza quadri appesi, né finestre, né colori, le pareti lisce ed il pavimento lucido, senza appigli per frenare la scivolata. Ma l'autunno è passato: è l'nverno che invia il suo maligno vento a gelare i sorrisi che pure affiorano da un ricordo violato, troppo bello e delicato per non subirne i danni...
Forse non è ancora troppo tardi? Rispondi, Piupiann'!
Rispondi.....
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